Oro, perle e luce nel Rinascimento piemontese

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Formatosi presso la bottega di Giovanni Martino Spanzotti (Varese, 1455 circa – Chivasso, ante 1528), che lavorava a Chivasso sin dal 1502 ed è una delle figure di maggiore rilievo della pittura piemontese degli ultimi anni del Quattrocento, Defendente, figlio di Francesco Ferrari, è un pittore attivo soprattutto nel Piemonte occidentale di cui si possiedono esigue notizie biografiche, e la cui produzione ha spesso ricevuto meno attenzione di quanto meritasse realmente. Nato a Chivasso negli anni 1480-1485 e scomparso a Torino intorno al 1540, è autore principalmente di polittici e pale d’altare, dunque di soggetti di tipo religioso (per avere ulteriori informazioni si veda la relativa voce redatta da Giovanni Romano nel Dizionario Biografico degli Italiani, volume 46 – 1996).

Fig. 1

Di grande interesse è un documento datato 21 aprile 1530 con cui la comunità di Moncalieri gli affida la decorazione della pala d’altare per la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, in provincia di Torino. Tale documento attesta, infatti, la sua attività nella zona che comprende i centri di Torino, Biella, Chivasso e la val di Susa. Proprio al capoluogo di regione sono riconducibili alcune delle opere più celebri, come il Battesimo di Cristo per il Duomo della città, frutto di una collaborazione con il suo maestro Giovanni Martino Spanzotti, e varie raffigurazioni di santi (Santa Caterina, San Francesco e San Giovanni Battista, per citare soltanto qualche esempio), tutte eseguite entro il primo decennio del Cinquecento e conservate al Museo Civico d’Arte Antica di Torino.

Nella bella cornice del Palatium Vetus di Alessandria troviamo esposte sino al 10 aprile 2022 le due immagini di Sant’Agostino (Fig. 1) e San Gregorio Magno (Fig. 2), che dovevano appartenere, con ogni probabilità, al medesimo polittico, ideato intorno al 1525 e costituito verosimilmente anche da altre parti, rimaste tuttavia ignote. Mentre il Sant’Agostino era già di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, il San Gregorio Magno, attualmente conservato nel Palatium Vetus, all’interno della Collezione d’arte della Fondazione stessa, è una recente acquisizione.

Defendente Ferrari ritrae i due personaggi a mezzo busto. Sant’Agostino è equiparato a un anziano vescovo, provvisto di una folta barba e intento a rivolgere lo sguardo verso un soggetto esterno alla tavola, forse l’osservatore stesso. Nella mano destra reca un libro chiuso dalla copertina rossa e dalle pagine d’oro, mentre con la sinistra regge il bastone pastorale; in merito all’abbigliamento, si deve notare che dal piviale affiora la mantellina nera della tonaca con il cappuccio tipica dei monaci agostiniani, a conferma del fatto che egli viene considerato il vero padre fondatore dell’ordine agostiniano. Anche San Gregorio, che pure sembra essere più giovane di età, ha lo sguardo rivolto verso un punto esterno e indossa vesti che riflettono la sua elevata dignità ecclesiastica; individuiamo sempre nella mano sinistra il bastone pastorale e sul capo la mitra. La mano destra, invece, è sollevata in un gesto benedicente, e sulla medesima spalla si posa una colomba, simbolo dello Spirito Santo.


Fig.

L’accostamento di questi due dipinti a tempera su tavola, accomunati da certi elementi di rilievo, in particolare il fondo aureo delle tavole e il preziosismo delle vesti indossate dai due santi e ornate di gemme (da cui la rassegna trae, non a caso, il suo nome), trova riscontro in varie affinità di tecnica, stile e iconografia, consentendo di formulare alcune considerazioni sull’opera dell’artista. Senz’altro degna di nota è l’attenzione riservata a perle e pietre preziose, riprodotte con efficacia e precisione. L’occhio di chiunque contempli i dipinti è immediatamente attirato, infatti, dalle gemme rosse, blu e verdi che ornano l’elegante mitra sul capo di Sant’Agostino, come dalle pietre e perline che arricchiscono il piviale, fermato sul petto da una fibula rotonda di grandi dimensioni; osservazioni analoghe si possono compiere in relazione a San Gregorio. Tale aspetto rivela, da una parte, la possibilità di istituire un proficuo dialogo con le arti suntuarie, e dall’altra è forse riconducibile all’insegnamento paterno; si ritiene, infatti, che il padre di Defendente sia proprio quell’orafo di nome Francesco che firma nel 1509 la croce d’argento nel Duomo di Biella insieme a Damiano della Corte.

Il tratto di maggiore interesse della rassegna è senza dubbio la possibilità di osservare due capolavori del Rinascimento piemontese, nel momento stesso in cui la pittura del tempo, permeata sino ad allora di suggestioni di tipo gotico, si apriva verso nuove modalità, in consonanza con gli sviluppi artistici della prima età moderna. L’ingresso libero permette altresì di visitare la mostra permanente, che ha sede nella Quadreria del Broletto del Palazzo del Governatore, e presenta una selezione di opere pittoriche alquanto rappresentative, realizzate tra Ottocento e Novecento da artisti come Giuseppe Pietro Bagetti, Angelo Barabino, Giulio Benzi, Francesco (Cino) Bozzetti, Luigi Crosio, Cristoforo De Amicis, Giovanni Migliara, Pietro Morando, Angelo Morbelli, Luigi Onetti,Giuseppe Pellizza da Volpedo e Cesare Saccaggi, senza dimenticare le sculture di Leonardo Bistolfi, Giovan Battista Comolli e Augusto Rivalta.

 

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Defendente Ferrari, Sant’Agostino, tempera su tavola, prima metà del XVI secolo.

Fig. 2, Defendente Ferrari, San GregorioMagno, tempera su tavola, prima metà del XVI secolo.

 

Scheda tecnica

Oro, perle e luce nel Rinascimento piemontese. Un nuovo Defendente per Alessandria, Palatium Vetus, Piazza della Libertà, 28 – 15121 Alessandria (AL).
Allestita dal 20 novembre 2021 al 10 aprile 2022.
Orario di apertura: sabato e domenica 9:00-13:00; 15:00-19:00. È obbligatorio per i visitatori esibire il Green Pass insieme a un valido documento di identità e indossare la mascherina FFP2. Ingresso gratuito.