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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Fogli freschi di stampa

Lo specchio degli dei. La mitologia classica nell’arte rinascimentale, di Malcolm Bull

 Amo il Rinascimento a causa della sua mescolanza
di cattolicesimo e di paganesimo, 
e del suo rifarsi
come a una pietra di paragone agli antichi Romani.
Henry de Montherlant

 

Intorno alla metà del XV secolo molti degli splendidi monumenti dell’antichità classica si erano ormai tramutati in cumuli di rovine. In seguito alla caduta dell’Impero Romano e alla diffusione del Cristianesimo, siglata dall’Editto di Milano emanato da Costantino nel 313 d.C., che concedeva libertà di culto ai Cristiani, le vestigia del paganesimo erano state coinvolte in un lungo e irrimediabile naufragio, percepito acutamente da molti intellettuali del tempo, come l’umanista toscano Poggio Bracciolini (1380-1459) che, osservando dal Campidoglio la desolazione circostante, rifletteva sul volubile andamento della Fortuna e sullo stato di profonda decadenza in cui versava Roma, la città che aveva rappresentato il centro del mondo (proprio alla fragilità delle cose umane Bracciolini dedica non a caso un’intera opera, le Historiae de varietate fortunae). L’invasione dal Nord delle popolazioni barbariche, portatrici di incendi e saccheggi, si era unita alla fervida lotta condotta dalla Chiesa contro ogni forma di idolatria ed eresia; come conseguenza, le antiche biblioteche, le statue e i templi erano andati progressivamente scomparendo e vari edifici venivano impiegati come vere e proprie “cave a cielo aperto”, fonte di materiale di costruzione per la realizzazione di nuovi progetti e il rinnovamento quattrocentesco dei centri urbani.

Tra Quattrocento e Cinquecento, tuttavia, non furono soltanto le città a conoscere una generale ripresa; anche il mondo classico iniziò a essere rivalutato, in esso si riconobbero modelli di cultura e di vita, e si assistette pertanto a un’autentica rinascita degli antichi miti e degli antichi dei. È proprio da questo straordinario fenomeno storico-culturale che caratterizza l’età umanistica e rinascimentale che si sviluppa l’indagine di Malcolm Bull, professore di Storia dell’Arte presso la Ruskin School of Drawing and Fine Art dell’Università di Oxford; il suo saggio, uscito nel 2005 presso Oxford University Press (titolo originale: The Mirror of the Gods. How Renaissance Artists rediscovered the Pagan Gods), è ora disponibile anche nella traduzione italiana di Annalisa Fontanesi presso Giulio Einaudi Editore (2015). Tale studio si concentra sul periodo compreso fra il XV secolo e l’età barocca, e offre un contributo di grande importanza per la conoscenza delle fonti classiche degli artisti rinascimentali e dei soggetti privilegiati dell’immaginario culturale dell’epoca. Il volume, costituito da sei ampi capitoli, ciascuno incentrato su una diversa divinità del pantheon tradizionale (Giove, Ercole, Venere, Bacco, Diana e Apollo), si apre con un prologo che funge da introduzione di tipo storico e si conclude con una rassegna bibliografica selettiva, che contiene i titoli di principale interesse per le tematiche trattate.

Fig. 1

Dopo il prologo si incontra una sezione di approfondimento dedicata allo stretto rapporto fra la produzione letteraria antica e il mondo delle arti figurative. La riscoperta degli dei pagani e dei miti classici, infatti, non avrebbe potuto realizzarsi pienamente senza la conoscenza, da parte degli intellettuali del tempo, degli autori antichi e delle loro opere; in particolare, sono le descrizioni di opere d’arte di Plinio il Vecchio, Luciano di Samosata e Filostrato a costituire una fonte di riferimento essenziale. Un esempio fondamentale è rappresentato dalla Calunnia di Sandro Botticelli (Fig. 1), che è la riproduzione di un’opera pittorica descritta da Luciano. Le Metamorfosi di Ovidio restano però il testo ispiratore per eccellenza; a esse si era già rivolto Giovanni Boccaccio per la sua Genealogia deorum gentilium, un monumentale trattato sugli dei pagani la cui prima versione fu completata nel 1360, e proprio il testo della Genealogia di Boccaccio sarà una fonte di riferimento essenziale per la compilazione dei più importanti repertori mitografici del XVI secolo: il De Deis gentium varia et Multiplex Historia. Libris Syntagmatibus XVII di Gregorio Giraldi (1548), Leimagini degli dei degli antichi di Vincenzo Cartari (1556), e le Mythologiae, sive explicationum fabularum libri decem di Natale Conti (1567).

Fig. 2

All’interno della vasta rassegna di opere presentate nel volume qui esaminato, una posizione di primo piano è sicuramente rivestita dai motivi iconografici legati alla figura di Venere. La dea della bellezza e dell’amore è la figura centrale di opere celeberrime, come la Nascita di Venere di Sandro Botticelli presente sulla copertina dell’edizione originale in inglese, e compare in una serie di situazioni diverse: raramente raffigurata con il consorte legittimo Vulcano, si incontra invece frequentemente in compagnia di Marte, il possente dio della guerra, come dimostrano un elevato numero di cassoni e alcune incisioni di Jacopo Caraglio (1500-1565). Non si deve peraltro dimenticare che proprio nel nome di Venere e Marte, le divinità protettrici di Roma, si era aperto il De rerum natura di Lucrezio, uno dei poemi più noti della letteratura latina antica. Venere è però rappresentata anche in compagnia di altri suoi amori, come il giovane cacciatore Adone, ucciso da un cinghiale istigato dalla gelosia di Marte e trasformato in un fiore, l’anemone, per volontà della dea che non ha potuto salvarlo; ne è un esempio un olio su tela di Tiziano che rappresenta il momento della partenza del giovane per la caccia (Fig. 2), risalente agli anni 1553-1554, e oggi conservato al Museo del Prado. Non a caso, il mito di Adone sarà uno dei racconti che incontrerà maggiormente il gusto delle corti europee tra XVI e XVII secolo e a esso è dedicata un’opera di fondamentale importanza, l’Adone di Giovan Battista Marino, il poema più lungo della letteratura italiana, uscito per la prima volta a Parigi nel 1623; Marino aveva già attinto ampiamente al patrimonio mitico per la realizzazione di alcune sue opere precedenti, come la Sampogna e la Lira, e realizza con l’Adone il suo capolavoro letterario.

Fig. 3

Eppure, nonostante le sue relazioni adulterine, Venere compare talvolta anche in contesti legati alla fedeltà e all’amore coniugale, come testimonia un’opera sempre di Tiziano, l’Amor sacro e l’amor profano (Fig. 3), di cui è rappresentato un particolare sulla copertina del libro. Varie sono state le interpretazioni applicate a quest’olio su tela, che raffigura due donne di fisionomia simile, una vestita e l’altra seminuda; alcuni hanno immaginato di vedere in esse le due componenti essenziali del matrimonio, la castità e il piacere, altri ancora una sposa e la dea Venere (resta comunque abbastanza sicura una valenza di tipo nuziale).

Nella galleria di opere esaminate, dipinti e statue occupano senza dubbio una posizione centrale, ma lo scopo dell’autore è ricostruire l’intero immaginario dell’uomo rinascimentale, che trova riscontro pure nella vita quotidiana; la presenza delle divinità classiche si viene così a configurare non soltanto come un motivo ricorrente della produzione artistica del tempo, ma anche come un soggetto impiegato abitualmente in vari ambiti, dall’allestimento dei carri allegorici e delle scenografie dei banchetti alla produzione artigianale di oggetti estremamente ricercati ed eleganti. È proprio in quest’ultimo settore, l’artigianato di lusso, che si riscontrano i casi di maggior interesse e originalità dal momento che, grazie all’azione di abili artisti, oggetti di uso corrente vengono trasformati in veri e propri capolavori in miniatura; è il caso di un calamaio in ceramica dipinta che rappresenta il giudizio di Paride, uno degli episodi più noti della mitologia antica (Fig. 4).

Fig. 4

 

La straordinaria diffusione dei miti classici nel periodo storico compreso fra Rinascimento e Barocco emerge da questi esempi, e la decisione dell’autore di scegliere le divinità pagane come filo conduttore della sua indagine consente di ricostruire le intenzioni della committenza e gli scopi della rappresentazione, in prevalenza politici e celebrativi. Tale criterio permette anche di esaminare in modo profondamente innovativo opere molto diverse fra loro, tra le quali è bene ricordare i grandi affreschi decorativi di ville e palazzi nobiliari; si pensi soltanto all’eccezionale fortuna della fabula apuleiana di Amore e Psiche, che è il tema centrale di uno degli ambienti più sontuosi di Palazzo Te a Mantova, nonché della splendida Loggia della Farnesina (Fig. 5), villa romana costruita dal ricchissimo banchiere Agostino Chigi presso la Porta Settimiana nei primi anni del XVI secolo, il cui apparato decorativo fu affidato a Raffaello e ai suoi allievi.

Fig. 5

Attraverso l’analisi dei casi proposti si comprende come la conoscenza dei motivi iconografici privilegiati corrisponda, in senso più generale, alla conoscenza del gusto dei contemporanei, un gusto che guarda al patrimonio classico come fonte di ispirazione e tende a rielaborarlo in modo sempre più ricercato e grandioso in parallelo alle trasformazioni dell’immaginario collettivo e alla ricerca di nuove modalità espressive. Proprio nel grande patrimonio culturale lasciato dall’Antichità l’immaginazione degli artisti rinascimentali trova un bacino pressoché inesauribile di soggetti figurativi che permeano profondamente la cultura dell’epoca, un’epoca che ha fatto del rapporto con il mito uno dei suoi principali elementi di identità.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Sandro Botticelli, LaCalunnia, 1494-1496 circa, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Fig. 2, Tiziano Vecellio, Venere e Adone, 1553-1554, olio su tela, Museo del Prado, Madrid.

Fig. 3, Tiziano Vecellio, Amor sacro e amor profano, 1515 circa, olio su tela, Galleria Borghese, Roma.

Fig. 4, Giudizio di Paride, fine XV secolo, calamaio in ceramica dipinta, Faenza.

Fig. 5, Raffaello e allievi, Loggia di Amore e Psiche, inizio XVI secolo, Villa Farnesina, Roma.

  

Scheda tecnica

Malcolm Bull, Lo specchio degli dei. La mitologia classica nell’arte rinascimentale (traduzione di Annalisa Fontanesi). Giulio Einaudi Editore (collana La Biblioteca), Torino 2015, pp. XX – 506, ISBN 9788806223625, 36,00 €.

 

 

 

 

 

 

 

 

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